SPECCHIO DELLA NATURA / SPECCHIO DELLA STORIA
2020 (Giuseppefraugallery)
NON VALE NULLA / WORTH NOTHING e
PAESAGGIO (CAMPO PISANO)
al Museo Nivola di Orani
2020
Veduta dell'installazione per la mostra Back_up. Giovane arte in Sardegna, a cura di Giuliana Altea, Antonella Camarda e Luca Cheri.
Vestigia del regime coloniale all'origine dell'odierna emergenza ambientale, culturale, economica e sociale del territorio del Sulcis Iglesiasente, la discarica mineraria di Campo Pisano è un caso interessante sia per storia (la miniera al tempo veniva definita "punitiva", per le condizioni di lavoro a cui i minatori dovevano sottostare, in particolare in termini di salute), che per geografia (l'estrema vicinanza con il centro abitato di Iglesias e il passaggio del Rio San Giorgio, che trasporta i veleni fino alle spiagge).

"Non vale nulla" è il frammento di una testimonianza di un ex minatore ("un territorio così inquinato non vale nulla"), che colpisce per la lettura disincantata della realtà: sino a quando non ci si potrà trarre un beneficio economico immediato, nessuno farà niente per rimediare. Una delle tante manifestazioni di una tematica universale, questa, che è quella del rapporto che instauriamo con il resto della natura, generalmente definito in funzione dell’utilità che gli elementi del paesaggio hanno per l'uomo: alimentare, estetica, della creazione di profitto. Un modo (antropocentrico, o meglio, capitalocentrico) di concepire il mondo, che è alla radice delle crisi ecologiche su scala locale e globale.
Un valore che è, per sua natura, relativo: sono passati solo dieci anni da quando una compagnia australiana (già responsabile di altri disastri ambientali) ha messo in atto il tentativo di quotare in borsa i metalli pesanti presenti nelle discariche.
Recensione su Flash Art
“Back_Up. Giovane arte in Sardegna” Museo Nivola / Orani di Camilla Mattola
Recensione su Artribune
Giovane arte in Sardegna. Le nuove generazioni protagoniste
al Museo Nivola di Camilla Mattola
MEGLIO TERRA SENZA PANE
CHE TERRA SENZA
GIUSTIZIA
2019-2020
video dur. 15’,
clorofilla e cianobatteri su lino, legno, aratro, argilla, fanghi provenienti
da una discarica mineraria, wallpaper, wallpainting
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still da video |
Devastato dallo
sfruttamento minerario ed industriale, il Sud Ovest della Sardegna ha una
storia che si distacca dall'immagine paradisiaca e agropastorale diffusa dalla
propaganda turistica. Meglio terra senza pane che terra senza giustizia è
un incontro tra performance e atto di protesta, la trasposizione di un gesto
che vuole essere al contempo politico e poetico, di denuncia e di speranza:
arare una discarica mineraria.
Una
produzione FRAC Corsica, MAN_Museo d'Arte della Provincia di Nuoro, Es Baluard Museu
d'Arts Modern i Contemporani de Palma, per Archipel Ouest: Îles du futur, a cura di
Anne Alessandri, Nekane Aramburu, Luigi Fassi ed Emanuela Manca. La mostra
riunisce il lavoro di artisti chiamati a riflettere sul rapporto tra uomo e
spazio naturale e sull'esperienza dell'isola: AWAKA, Marie José Ribas Bermudez,
Eleonora Di Marino, Sabrina Melis, Marina Planas, Jean-Philippe Volonter.
LA PROCESSIONE DELLE
PIETRE
2019 (Giuseppefraugallery @ Galleria Laveronica)
Nella cornice degli eventi religiosi della Settimana Santa, la Processione
delle Pietre è stato un momento laico in cui riconoscere il valore della
cittadinanza attiva: ha visto coinvolte diverse realtà modicane che, pur
operando in campi differenti, hanno in comune la capacità di prendersi carico
con la loro azione del proprio futuro e di quello della collettività. In questa
occasione, hanno cercato di portare la loro forza oltre il proprio coraggio: i
loro rappresentanti hanno trasportato pesanti pietre, un’azione che ha
richiesto una notevole tenacia, la stessa con cui praticano la loro resistenza
quotidiana.
L’uomo, agli albori della sua storia, ha costruito il proprio rapporto con
il mondo attraverso la pietra. Con le pietre abbiamo edificato le nostre case,
i nuclei centrali delle nostre città, e Modica ne è un esempio. Qui
l’ancestrale si fonde in maniera letterale con il nostro presente: molte
abitazioni della parte vecchia della città sono estensioni di antiche grotte
abitate fin dal Neolitico. La pietra locale, che prende il nome dalla città,
caratterizza il paesaggio: emerge sotto forma di massi chiamati balate e nei
muretti a secco, si innalza con le masserie e le ville, costituisce l’elemento
primario della città storica e scompare all’esterno nell’identità di quella
nuova. Dove l’uomo è vissuto in armonia con il territorio e la sua storia, la
pietra “forte” di Modica è la vera protagonista.
Le pietre di Modica sono state trasportate con l’ausilio di cinghie che,
una volta indossate dai partecipanti, hanno permesso non solo il sollevamento e
lo spostamento di pietre più pesanti e voluminose, ma anche di evidenziare
l’aspetto collaborativo dell’operazione, essendo progettate per un utilizzo in
coppia.
Il percorso ha attraversato la città di Modica per arrivare al luogo
pubblico per eccellenza: la piazza. Lì, i partecipanti, seduti sugli stessi
massi che hanno trasportato, si sono raccontati e scambiati saperi ed
esperienze, in dialogo con il resto della popolazione.
La galleria Laveronica, oltre a partecipare in prima persona alla
Processione delle Pietre, è stata custode dell’esperienza: lo spazio espositivo
ha ospitato la documentazione delle fasi di lavoro preliminari e della
performance, accompagnata dai ritratti e i contributi delle persone
coinvolte.
Associazioni e attivisti: Circolo UAAR di Ragusa; CoCA Center of
Contemporary Arts; Confraternita Misericordia Modica; Cooperativa Quetzal
"La Bottega Solidale"; Biribillie Arte Gioco Vita, Ipso facto
Sportello Antiviolenza Fuori dall'Ombra; Arianna Salemi; Guglielmo Manenti.
Una
raccolta di racconti realizzata coinvolgendo artisti, critici, curatori,
storici dell'arte invitati a parlare di un'opera o di una mostra a cui sono
particolarmente legati o che ritengono fondamentale per il loro percorso. Con
la partecipazione di: Alessandro Biggio, Stefano Boccalini, Pierluigi
Calignano, Efisio Carbone, Francesca di Nardo, Flavio Favelli, Ettore Favini,
Marta Fontana, Luca Francesconi, Silvia Hell, Helena Hladilova, Marco Lampis,
Monica Lugas, Domenico Antonio Mancini, Matteo Mottin, Giangavino Pazzola,
Namsal Siedlecki, Maria Rosa Sossai, Tullio Tidu.
#2
Un piedistallo dotato
di microfono permette ai visitatori della mostra di registrare a loro volta un
racconto di un'opera e/o di una mostra.
SCUOLA CIVICA D'ARTE CONTEMPORANEA
2014 - in corso (Giuseppefraugallery)
La Scuola Civica
d’Arte Contemporanea è un’opera d’arte pubblica la cui mission, non immune da
una certa dose d’utopia, è quella di informare, formare e aggiornare la
comunità sui linguaggi, i codici, le pratiche, le opere, gli artisti e, più in
generale, cercare di rispondere agli stereotipi popolari sull’arte
contemporanea. Completamente gratuita, non riceve finanziamenti pubblici, si
occupa di ricerca e formazione attraverso una serie di corsi articolati su più
livelli, con docenti e relatori di primo piano nel panorama dell’arte
contemporanea regionale, nazionale ed internazionale, organizzando
periodicamente incontri con la comunità, elaborando progetti d’arte pubblica e
sociale, contribuendo a disegnare il futuro di uno dei territori più poveri
d’Italia. Non un’apparizione sporadica dunque, ma un rapporto intenso e
costante realizzato attraverso un processo partecipativo, di integrazione
sociale e culturale.
Oltre ai corsi, la Scuola Civica d’Arte Contemporanea organizza delle master
class, che vedono i partecipanti impegnati nella progettazione e realizzazione
di azioni nel territorio, ed i format Pubblica - Lezioni d’Arte Contemporanea
per la comunità e Lezioni Aperte, in cui docenti della scuola e visiting
professor affrontano le principali tematiche dell’arte e della cultura
contemporanea, mettendo a disposizione del pubblico dei non addetti ai lavori
le modalità di lettura, le strategie percettive ed i processi cognitivi più
efficaci per spiegare come e perché l’arte contemporanea non sia poi così facile
da fare e difficile da capire. Nel 2018 ha attivato la Piccola Biblioteca
d’Arte Contemporanea.
L’obiettivo è quello
di trasformare il Civico Mercato di Iglesias in uno spazio realmente attivo
nella promozione del territorio, della cultura e dell’eno-gastronomia di
qualità, ideando una serie di interventi mirati al recupero estetico e
funzionale dell’edificio, nel tentativo di trasformarlo in un Centro civico del
gusto, in grado di proporsi come un polo culturale in grado di attrarre sia i
cittadini che i turisti.
Il progetto CIVICA è svincolato dalla presenza di bandi e finanziamenti
pubblici; tutti i progetti e le opere realizzate sono donate al Comune di
Iglesias e al Consorzio degli Operatori del Civico Mercato (CO.CI.M).
Oggi il mercato ospita i wallpainting “Palmira” di Flavio Favelli e “Civico
Mercato in Civica Terra” di Stefano Boccalini, realizzati in collaborazione con
la Scuola Civica d’Arte Contemporanea, ed è stato sede della conferenza
“Sottsass & Sottsass a Iglesias”. Il progetto ha attivato la
ristrutturazione delle pareti esterne e del pavimento, riprogettato dal
collettivo Giuseppefraugallery.
16 PAROLE CHIAVE PER LA SOSTENIBILITA’ E LA PARTECIPAZIONE CIVICA
Pavimentazione del Civico Mercato di Iglesias. Progetto e realizzazione del
Collettivo Giuseppefraugallery con la collaborazione della master class della
Scuola Civica Arte Contemporanea di Iglesias.
SEGNAL'ETICA
performance | aquiloni fatti a mano | 2014
Senza segnali, il
Sud-Ovest della Sardegna sembra voler nascondere il nocivo, approfittando dello
straordinario effetto paesaggistico di incredibili montagne colorate,
artificiali ed inevitabilmente inserite nel territorio e nel ricordo. Le
monumentali architetture minerarie, quasi tutte in rovina, sono circondate da
aree desertiche, scambiate per arida terra, dove non cresce quasi nulla,
proprio nella zona che, nell’Isola, è la più battuta dalle piogge. Quel che
sembra semplice terra è in realtà un profondo inferno che restituisce al cielo
tutto ciò che ha raccolto nel tempo dello sfruttamento e dello svuotamento
della montagna. La popolazione sa, ma non è completamente consapevole –
complice una propaganda politica che ha scelto di investire, ancora, su un
modello industriale di sfruttamento dell’uomo e della natura.
Un gruppo di cittadini provenienti dai centri abitati limitrofi è stato coivolto nella realizzazione di segnali mobili e trasportabili, che spiccano il volo nel momento di maggior pericolosità all'interno della discarica: quando si alza il vento, che trasporta le fini polveri velenose nel territorio circostante. Costruiti per non superare i tre metri di elevazione (mantenendo l'altezza tra il cartello segnaletico e quello di protesta), questi segnali volanti permettono un costante rapporto visivo con la terra. Le canne utilizzate per la realizzazione, colte da esemplari di Arundo Donax, Phragmites Australis e Typha Angustifolia, sono utilizzate nelle bonifiche come fitorimedio perché in grado di assorbire i veleni ed evitare che si propaghino nell'aria.
APERTO
2013
Lo spazio del Wilson
Project Space di Sassari reso disponibile 24 ore su 24 per chiunque intenda
utilizzarlo in qualsiasi modo. Aperto! è una breccia tra pubblico e privato,
alla ricerca di una ridefinizione di comune. La porta del Wilson Project Space
è stata letteralmente scardinata e rimossa. Il blog http://aperto-wps.blogspot.it/
ha documentato giornalmente lo stato dello spazio, anche attraverso le foto
inviate da chi ne ha fruito.
OPERAZIONE FONTANAMARE
2013
In piena estate, a 20
metri dall'acqua, vengono depositati più di un centinaio di grossi blocchi di
cemento, fondamenta di quello che dai progetti si è rivelato essere un vero e
proprio edificio, progettato dall'ex Assessore che aveva redatto il PUL, nonché
Consigliere comunale appena dimissionario. Il progetto è stato finanziato
dalla commissione ambiente della Regione Sardegna, con presidente il sindaco
della stessa Gonnesa. Pochi tempo dopo la performance e la conseguente
attenzione della popolazione e dei media locali, i blocchi vengono rimossi. A
pochi metri, la foce del Rio San Giorgio riversa i veleni raccolti nelle discariche
minerarie da esso attraversate.
ECO AGENZIA TURISTICA
COMO
2012

Realizzata in occasione del XVIII Advanced Course in Visual Arts presso la Fondazione Ratti di Como, l’opera è così articolata nello spazio:
- FISICO, il lungolago, in cui due altoparlanti diffondono simultaneamente uno la voce della propaganda turistica, l’altro quella degli abitanti intervistati dall’artista sulle reali condizioni del lago;
- VIRTUALE, attraverso la realizzazione di un blog che, alternando le notizie che promuovono la bellezza del luogo a quelle che sembrano metterlo in discussione, crea un cortocircuito tra vari livelli, tipologie, e stereotipi, dell’informazione turistica e quelli che riguardano la cronaca locale sulle problematiche ambientali;
- SOCIALE, intervistando la popolazione residente ha messo in evidenza come l’inquinamento ed il degrado del lago è visto con preoccupazione ed una certa rassegnazione



Il corso, dal titolo “Siamo davvero liberi?” diretto da Annie Ratti e curato da Andrea Lissoni, con il coordinamento di Angela Maderna, ha avuto come Visiting Professor Liliana Moro.
BÉTILE
2012
Il bétile è un elemento presente in numerose culture del mondo antico: una pietra che, conficcata verticalmente nel terreno, simboleggiava la divinità maschile e la sua capacità di fecondare e generare la vita. Qui è sostituito da un bastone immerso in un terreno avvelenato, quello dei Fanghi Rossi della miniera di Monteponi (Iglesias). Tali fanghi, dall'affascinante cromia che varia dal vermiglio al rosso cupo a seconda delle condizioni atmosferiche, sono il residuo delle attività metallurgiche degli impianti industriali: piombo, cadmio, mercurio, zinco e ossido di ferro. Al divieto di accesso dovuto a motivi di sicurezza, vista la pericolosità delle sostanze, fa da contraltare il vincolo paesaggistico apposto dalla Soprintendenza a tutela della zona come testimonianza di archeologia industriale. La positività del simbolo viene rovesciata nell'atto rituale compiuto dall'artista: non solo il bétile non feconda, ma viene contaminato, assorbendo il fango e divenendo un oggetto inquinato, portatore delle polveri sottili. (M.Deiana)
S.p.A. SOLUZIONI PER
L'AMBIENTE
2012
I Fanghi Rossi, 2,5
milioni di tonnellate alle porte di Iglesias, sono residui di lavorazione degli
impianti di trattamento dei minerali, contenenti quantità notevoli di sedimenti
e di metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio, manganese. Nonostante la
loro pericolosità, grazie all’effetto cromatico e paesaggistico, fanno parte
caratterizzante del territorio, con un vincolo della Soprintendenza: una
contraddizione portata avanti da una politica per le bonifiche che cerca, senza
ancora nessun risultato, di mettere in sicurezza questa montagna di veleni.
Non è intenzione dell’operazione sindacare le varie soluzioni tecniche messe in
campo, ma denunciarne il ritardo, l’incertezza, i convegni di studio che si
trasformano in kermesse politiche, in cui si recitano relazioni accattivanti,
si paventano finanziamenti e promesse di posti di lavoro che puntualmente non
arrivano, visto che la stessa IGEA (la Società che ha competenze sulle
bonifiche) è sottoposta a minacce di tagli ed incerto destino.
S.P.A. (Soluzioni Per
l’Ambiente), è una provocatoria iniziativa di autobonifica svincolata dalle
corrette procedure, consapevole della pericolosità dell’intervento, ma nel suo
intento artistico e di denuncia, assolutamente realizzabile se l’azione
diventasse diffusa e partecipata. La popolazione è stata invitata a rubare i
fanghi, sino al completo smantellamento, e conservarli in condizione ermetica e
sicura, all’interno di barattoli da conserva, nella propria abitazione.
Chiunque invia la fotografia della sua “conserva ambientale” riceve
un’etichetta numerata, trasformando l’oggetto in opera.
TESTIMONE
2011-2012
Una bandiera dipinta a
mano raffigurante il territorio tra le stelle d'Europa - in riferimento al
tentativo, tutt'altro che provocatorio, portato avanti dal collettivo
Giuseppefraugallery e dal Comune di Carbonia, di candidare il Sulcis Iglesiente
e Guspinese a Capitale Europea 2019, ma, più in generale, simbolo della
riconversione – viaggia attraverso le dismissioni e le velenose discariche
minerarie, incontrando di volta in volta i testimoni di quell’epoca, ma anche
le professionalità utili al suo stesso superamento. La bandiera non solo mappa
i territori compromessi, ma è presente nelle manifestazioni per l’ambiente e lo
sviluppo, e negli incontri performativi istituzionali (come la consegna al
sindaco di Torino in occasione di Artissima18).
- Iride Peis - scrittrice, ex maestra elementare a Montevecchio Piccalina
bacino di decantazione, Macro Area Montevecchio Levante (Guspini), 2011

- Critical platform,
2011
Realizzato nell’ambito di Artissima LIDO, Critical Platform è un presidio
interattivo: gli artisti intervengono con una serie di performance all’interno
della città per promuovere la candidatura di Carbonia, il Sulcis Iglesiente e
il Guspinese a Capitale Europea della Cultura 2019. Il resoconto live di ogni
giornata, viene inserito all’interno dell’installazione nello Spazio Ferramenta
(Quadrilatero Romano).
Una bandiera per la candidatura del Sulcis Iglesiente e Guspinese a Capitale Europea della Cultura viene donata al comune di Torino. A rappresentare i due territori nella consegna ufficiale presso la sala del Consiglio Comunale della città, Gabriele Vargiu (ex minatore, dipendente IGEA, fotografo) e il capo di Gabinetto del Sindaco dott. Carlo Bongiovanni. I piemontesi hanno dominato la Sardegna tra Settecento ed Ottocento, governando anche le concessioni per l’attività mineraria.
BAREGA AGRI.GALLERY
2012 (Giuseppefraugallery)
Contro chi non esita a
mettere sulla strada 320 lavoratori per spostare la produzione all’estero dove
la manodopera costa meno. L’Omsa non era in crisi, né in perdita, ma ha trasferito
l’impianto in Serbia poiché ciascun operaio costa un terzo del costo della
manodopera in Italia. Le Lavoratrici Omsa sono state invitate ad indossare le
calze sul volto,
ribaltando il valore estetico dell’indumento, trasformandolo in un minaccioso
avvertimento. Nonostante la multinazionale cerchi di ridurle ad un numero
anonimo, la deformazione del viso rivela ancora tutta la personalità del
lavoratore che manifesta tutta la sua forza, fatta di lotta e disperazione, ma
anche di dignità ed orgoglio.


AD UNA PIAZZA
(Per non dormire sui propri sogni)
letto a soppalco ad
una piazza | striscione dipinto a mano | performance | 2011
Il collettivo Giuseppefraugallery, in collaborazione con Comune di Carbonia, ha aperto il Territorium Museum, uno spazio per promuovere le forme dell’arte pubblica e sociale. Situato nella Grande Miniera di Serbariu, attivo tra il 2011 e i 2012, è stato pensato come un museo di progetti d’arte contemporanea per il territorio, in cui gli artisti hanno proposto, attraverso l’esposizione di una propria idea, un’opera pensata per una collocazione pubblica o come azione sociale; in entrambi i casi rivolta all’area più povera d’Italia, il Sulcis Iglesiente. Il Territorium è stato anche base operativa per il tentativo, da parte del collettivo, di candidare Carbonia ed il territorio a Capitale Europea della Cultura per il 2019.
2x1
2011-2012 (Giuseppefraugallery)
Fuorisalone del
Mobile, Milano. Il collettivo Giuseppefraugallery ricostruisce, utilizzando dei
materiali di scarto ritrovati all’interno del magazzino che ospita
l’installazione, il ripostiglio di due metri per uno in cui Giuseppe Pusceddu,
disoccupato quarantacinquenne di Iglesias, ha vissuto per un anno e mezzo, al
limite della sopravvivenza, raccontando, attraverso la sua storia, un modo di
abitare distante anni luce dall’esclusivo standard di qualità del design
italiano. L’installazione fa parte di una serie di azioni in sostegno del
disoccupato, tra cui una raccolta fondi ed un’azione mediatica volta a far
uscire dall’invisibilità la sua drammatica storia.
AZIONI CON I
LAVORATORI ROCKWOOL
Nell’Aprile del 2009
lo stabilimento Rockwool di Iglesias viene chiuso e delocalizzato in Croazia. I
lavoratori, per la maggior parte ex minatori riconvertiti in seguito alla crisi
del comparto minerario, perdono il lavoro. Decidono quindi di creare un
presidio per non cadere nell’invisibilità, ma la loro lotta non riesce a
catturare l’attenzione dei media locali. Chiedono quindi aiuto al collettivo
Giuseppefraugallery, che dal 2009 al 2011 ha ideato e realizzato insieme a loro
una serie di opere e iniziative utili a mantenere alta l’attenzione sulla
vertenza. Grazie a queste azioni i lavoratori cassaintegrati Rockwool sono
diventati un simbolo per il territorio intero. Nel 2013 la vertenza viene
definitivamente risolta, e gli operai assunti in una società regionale per le
bonifiche ambientali.
ROCKBUS MUSEUM
2011-2012
Il Rockbus Museum è
nato da un’idea del collettivo Giuseppefraugallery, che ha trasformato il
pullman sede del presidio dei cassaintegrati ex Rockwool di Iglesias. Il
Rockbus Museum è stato ideato per sostenere la vertenza di un intero
territorio, come spazio per richiamare artisti internazionali a progettare e
sperimentare nuovi confini per l’arte pubblica e sociale. Ridotto in pessime
condizioni da una gestione che ne ha snaturato i propositi, l’autobus è rimasto
in stato di abbandono per diversi anni, sino al 2015, anno in cui è stato
rottamato.

OPERA IO (SERIE)
OPERA IO (MONZA) | acrilico su PVC | acrilico su magliette | performance | 2011
OPERA IO (MLAC) | 30 magliette dipinte a
mano | performance | 2011
All’esterno degli
spazi del Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, due cassaintegrati ex
Rockwool di Iglesias applaudono all’ingresso dei visitatori alla mostra.
Un’azione spiazzante e provocatoria con l’intento di catapultare le emergenze
economiche e sociali all’interno del privilegiato pubblico dell’arte. L'opera è
parte della mostra stessa.
OPERA IO performance | video | 2010
Gli operai della
Rockwool, in presidio sul Ponte per il Lavoro, in prossimità di Campo Pisano,
sono stati coinvolti nella realizzazione della performance e del video “OPERA
IO", per cui hanno applaudito lungo lo scenario/monumento simbolo della
loro lotta. Un’arte che vuole essere vicino a loro prima ancora che ai
responsabili di tale tragedia sociale, che non hanno esitato ad andar via
lasciando un vuoto nella vita dei lavoratori, senza soluzioni alternative,
privilegiando l’investimento in capitali azionari e talvolta in opere d’arte
contemporanea; responsabili di questa tragedia sociale, spesso più vicini al
sistema dell’arte che agli uomini.
Il Festival Rock(wool)
è un’idea nata dalla collaborazione degli operai cassaintegrati Rockwool ed il
collettivo Giuseppefraugallery. Tra turisti e vacanzieri in cerca di
divertimento, la vertenza dei lavoratori è arrivata con tutta la sua forza e
determinazione, dettata dalla disperata condizione ma anche dalla volontà di
creare una maggiore presa nelle coscienze. Gli appuntamenti si sono svolti al presidio
dei lavoratori dal 15 Agosto, con cadenza settimanale, fino al 30 Settembre
2010.
UFFICIO ELETTORALE
2010 e 2011 (Giuseppefraugallery)
Con lo slogan:”Volevate i giovani? Ecco i giovanissimi”, gli artisti del collettivo sono scesi in campo nelle elezioni amministrative per il Comune di Iglesias, di Carbonia e per la Provincia, con un programma che ha visto al centro la cultura come matrice del lavoro, dell’economia solidale, della sostenibilità e dell’ambiente. Per l’occasione, la sede del collettivo nel Villaggio Normann è stata trasformata in un ufficio elettorale, da dove sono partiti gli input per azioni performative sul territorio, e sono state raccolte e documentate tutte le fasi della campagna elettorale, con manifesti, volantini, video.
Durante e dopo la campagna elettorale per le amministrative di Carbonia, il collettivo si è fatto promotore del tentativo di candidare a Capitale Europea della Cultura 2019 il Sulcis Iglesiente, l’allora territorio più povero d’Italia secondo la classifica del Sole24Ore, e ne ha redatto il progetto in collaborazione con l’amministrazione comunale.
Presentazione all'Accademia di Belle Arti di Brera (Milano)
LA GALLERIA DI
GABRIELE
Attraversando le gallerie di Porto Flavia (Sardegna), un battito lento ed incessante evoca il rumore di un piccone che percuote la pietra: è in realtà il battere delle mani di Gabriele, ex minatore ed oggi guida di quell'opera che egli stesso ha contribuito a creare.
L'opera è stata prodotta nell'ambito di un workshop tenuto da Bartolomeo Pietromarchi e Zarina Bhimji nel Sud Ovest della Sardegna.BARADILI
performance | video dur. 1’30’’ | 2009
Una performance ed un
video realizzati nell’abitato più piccolo della Sardegna, Baradili, dove la
popolazione locale - per lo più anziana e con l'antica abitudine di sistemare
le sedie nei vicoli per chiacchierare nelle ore più fresche delle giornate
estive - è stata invitata, per una sera, ad applaudire ad ogni visitatore che
avesse attraversato il paese.